giovedì 30 marzo 2017

Il migliore avvocato non è quello che vince le cause, ma quello che le evita.

La missione primaria dell'avvocato è quella di tutelare nel migliore dei modi l'interesse dei propri assistiti. Proprio per questo, sono convinto che il migliore avvocato non sia quello che vince le cause, ma quello che le evita. La mia esperienza in Corte d'Appello a Milano mi ha convinto che una parte significativa della cittadinanza si sia infantilizzata nei propri rapporti con lo Stato. Troppo spesso, i singoli sentono la necessità di rivolgersi all'autorità e alla forza dello Stato (nella sua veste giudiziaria) per dispute che invece ben potrebbero e dovrebbero essere risolte bilateralmente. Per questa ragione, l'avvocato ha anche un ruolo pedagogico. Deve portare il proprio assistito non certo a condividere, ma - questo sì - a tollerare le ragioni della sua controparte, nel minimo necessario per una composizione pacifica della controversia. Ad oggi, il laureato in giurisprudenza verosimilmente non dispone delle competenze necessarie per tale ruolo. Anche per questo, sono fondamentali sia la qualità della pratica forense, sia la serietà nel percorso di formazione permanente (malgrado i vizi macroscopici e strutturali che lo affliggono). Sono felice che la mia prima esperienza formativa obbligatoria sia stata proprio in materia di risoluzione alternativa delle controversie (ADR). Il convegno tenutosi il 30/03/2017 alla Camera, e organizzato dall'Osservatorio sull'uso dei sistemi ADR, è riuscito a offrire, pur nell'eterogeneità dei temi trattati, numerosi spunti di approfondimento a chi, come me, si è avvicinato a un mondo in parte ancora sconosciuto.

Nessun commento:

Posta un commento