Ma cosa intende Diem25 con "democratizzazione dell'Europa"? Il concetto pare decisamente più ambizioso di come è stato riduttivamente interpretato da una parte dell'auditorio.
Come si legge nella versione estesa del Manifesto per democratizzare l'Europa (qui in lingua originale), "gli europei hanno il diritto di esaminare l’avvenire dell Unione, e il dovere di trasformare l’ Europa (all’orizzonte 2025) in democrazia piena e intera, dotata di un Parlamento sovrano che rispetta l’autodeterminazione nazionale e condivide il potere con i parlamenti nazionali, i consigli regionali, i consigli comunali". Per questo, nel termine dei prossimi due anni, il movimento si prefigge l'obbiettivo di convocare "un’assemblea costituente composta da rappresentanti eletti nelle liste transnazionali" che "avrà il potere di decisione su una futura costituzione democratica".
Da queste poche righe, si può cogliere non solo l'anelito europeista del progetto, già ricavabile nelle premesse del testo, ma anche una visione di stampo effettivamente federale della futura Europa. Si parla infatti di un Europa costruita su vari livelli di governo, nella quale anche il livello più alto gode di piena legittimazione democratica. Il progetto accoglie con forza i principi di sussidiarietà verticale, di prossimità e di decentramento, con un'espressa valorizzazione dei livelli substatali. L'interpretazione del Manifesto alla luce del principio di sussidiarietà consente poi di risolvere l'apparente contraddittorietà insita nell'obbiettivo che il movimento si è posto per i prossimi 12 mesi. Esso consiste infatti nell'"europeizzare le quattro questioni" rispetto alle quali i governi nazionali non hanno modo oggi di agire, ossia debito pubblico, banche, insufficienza di investimenti, flussi migratori e aumento della povertà, limitando nel contempo "le prerogative arbitrarie di Bruxelles e rendendo il potere ai parlamentari nazionali, ai consigli regionali, ed ai comuni".
Da una parte, Diem25 prefigura un assemblea costituente e un legislatore europeo pienamente rappresentativo, il che implica il venir meno - o quantomeno la forte limitazione - del persistente potere dei governi nazionali nell'emanazione degli atti dell'Unione. Dall'altra parte, con una scelta probabilmente non casuale, il Manifesto non utilizza, neppure una volta, i termini federazione e federale. Verosimilmente, tali termini sono al momento invisi a una parte del popolo cui si rivolge Varoufakis - cosa che ho potuto constatare personalmente a margine dell'incontro. E, altrettanto verosimilmente, la futura natura federale, confederale, o di altro tipo dell'Unione rappresenta una scelta che Diem25 desidera demandare alla prevista assemblea costituente.
In conclusione, sono rimasto positivamente colpito dall'incontro con Diem25. Da un lato, l'incontro di Roma per alcuni aspetti e temi sembrava una tipica assemblea internazionale dell'area della sinistra parlamentare, dall'altra ha saputo portare all'attenzione di tale area una posizione innovativa sull'Europa. Da troppo tempo, ormai, una parte della sinistra politica sembra orientarsi verso una chiusura nazionale, se non proprio nazionalistica. Ciò avviene contestualmente all'insinuarsi nell'orizzonte della sinistra italiana (e non solo) di personaggi e tesi di stampo marcatamente comunitarista, sovranista o euroasiatista. Il progetto di Varoufakis indica la direzione opposta. Devo ammettere che non ero riuscito a cogliere questo aspetto del politico greco durante il suo mandato come Ministro dell'Economia. Il fatto che alcuni temi diventino oggetto di dibattito al di fuori del ristretto ambito della élite liberal-europeista è uno sviluppo significativo, che potrebbe consentire un dibattito più ampio e ricco sul futuro dell'integrazione del continente.
Nessun commento:
Posta un commento